Una sera del 1920 Coco Chanel a teatro, rimane
disgustata dai colori vivaci e abbaglianti dei vestiti indossati dalle signore,
che riescono a interferire persino con le luci della ribalta. Si rende conto
che la moda necessita di un forte cambiamento, di un sorpasso immediato.
Rifiuta così i tessuti che ostentano
eccessivamente, preferendo il crȇpe
per creare semplici guaine nere. Realizza un abito dallo scollo rotondo, con
maniche lunghe e aderenti e una gonna appena sotto il ginocchio, senza ricami,
drappeggi, frange o paillettes, nulla
che non sia la semplicità della purezza delle linee. La protesta giunge
immediata, i suoi diretti concorrenti definiscono le donne vestite da Chanel
“delle telegrafiste malnutrite, senza fianchi né seno”. Il democratico abito
nero però riscuote successo immediato e viene immediatamente soprannominato
“l’uniforme delle donne moderne”, ma meglio ancora nel 1926 “Vogue” lo
definisce “La Ford
della moda”, tributando al vestito l’elegante linea slanciata, fonte del
successo dell’automobile. Chanel applica all’abito proprio la semplicità
radicale della Ford e lo fa divenire un’icona nella storia della moda.
Inizialmente l’abito rimane semplice e
discreto, ma a poco a poco, nel rispetto dell’eleganza che la contraddistingue,
Chanel ne modifica leggermente la linea attraverso alcune pieghe e balze poste
sull’orlo della gonna e una cappa drappeggiata che copre la parte superiore
della tunica. Suggerisce di indossare gli abiti più semplici nel pomeriggio,
quelli più chic per la sera o per le
occasioni importanti, ma rigorosamente neri in ambedue i casi. Evocando
“l’audacia dell’inconsistenza”, attraverso il crȇpe usato da entrambi i lati, crea un effetto contemporaneamente
opaco e lucido. Innamorata dei contrasti, inserisce guarnizioni totalmente
bianche, come il colletto e i polsini, i fiori e le collane di perle, il più delle
volte smaccatamente finte. I vari motivi del fascino esercitato su di lei dal
nero sono stati analizzati nelle sue biografie, risalendo alla morte prematura
della madre e alla sua infanzia trascorsa nell’orfanotrofio di Aubazine. Il
nero, in tal caso, simboleggerebbe il colore della solitudine, visto attraverso
le tonache delle suore. Soprattutto, però, il nero è il colore della morte,
dell’abisso in cui sprofonda dopo la perdita di Arthur Capel (Boy) e che la
spinge a desiderare il nero come unico compagno di vita, tra le mura
domestiche, negli abiti, nel profondo della sua anima. Probabilmente si possono
avanzare mille ipotesi su questa predilezione, ma forse l’unica a non essere
solo una congettura è quella della semplice preferenza in base a un senso
estetico, maturato in ambienti austeri e sobri.
Il nero, così come tutti i colori scuri o le
tinte neutre, è scelto da coloro che vogliono indossare abiti discreti, che non
attirino eccessivamente gli sguardi altrui, ma garantiscano l’eleganza
necessaria ad acuire il fascino della persona che li indossa.
Donne famose come Jackie Kennedy, Audrey
Hepburn e Catherine Deneuve hanno spesso indossato il classico abito
nero nato dal genio di Chanel e poi rivisitato dai vari stilisti. L’attrice di Colazione da Tiffany di Blake Edwards
del 1961, rende leggendario il tubino nero. Il film inizia con l’inquadratura
della Fifth avenue all’alba, in cui Audrey Hepburn cammina leggera protetta da
un paio di occhiali da sole e avvolta in un abito molto semplice, ma perfetto,
in questo caso firmato Givenchy, e illuminato da una cascata di perle.
Catherine Deneuve ne indossa un altro bellissimo, firmato Yves Saint Laurent,
in Bella di giorno di Luis Buñuel del
1967, confermando la propria eleganza sofisticata anche nel ruolo di una
prostituta.
Coco Chanel ha puntato sul nero e ha vinto la
sua scommessa.
Dopo questi accenni storici sul Little Black
Dress ecco alcuni consigli di base:
evitiamo di indossarlo ad un matrimonio. Anche
se ormai come pratica appare sdoganata io opterei per tinte diverse, in fondo
abbiamo ampia gamma; le scarpe possono essere in sintonia cromatica, ma allora
“stacchiamo” il tutto con la borsa e preferiamo una gamba nuda o calze velate (il
50 denari fa un po’ muta da sub). Se poi vogliamo indossarlo con un golfino,
niente bianco che fa tanto cameriera, ma preferiamo i beige, i rosa, i verdi in
tonalità pastello. Tocco fashion? Un cinturino in vita magari con fiocco. La
lunghezza può variare, ma mai troppo sopra al ginocchio e se avete tanto seno
preferite uno scollo a barca, viceversa uno scollo a V.
Buon acquisto: è d’obbligo!!!
Bellissimo articolo, hai detto qualsiasi cosa si possa dire sul tubino nero! E' d'obbligo in ogni armadio!
RispondiEliminaGrazie!!!
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