Il tailleur
Chanel è decisamente un capo non soggetto allo scorrere del tempo, dallo stile
unico e inconfondibile, appare tutt’ora moderno, facile da indossare e
personalizzabile a seconda dei gusti specifici di ogni donna. Coco Chanel lo
crea per sé e lo indossa per la prima volta nel 1913, ma a più di novant’anni
di distanza da quel momento, il tailleur
è sempre “giovane”. La sua storia è il racconto di una donna, di una casa di
moda, di uno stile e un look che
attualmente è reinventato e riattualizzato, senza tradimento alcuno nei
confronti dello spirito di Mademoiselle, da Karl Lagerfeld, direttore
della maison dal 1983.
Il concetto di abito coordinato ha origine
verosimilmente dall’ispirazione di un sarto inglese, John Redfern che lo ideò
già nel tardo Ottocento. Il classico simbolo dell’eleganza francese, firmato
Coco Chanel, è costruito attraverso un codice preciso. L’idea principale è
quella di un abito adatto ad una vita attiva. La comodità rispondeva
direttamente a un taglio articolato, che seguiva i giusti spazi in base alle
proporzioni del corpo per consentire alla donna un’ampia gamma di possibili
movimenti. La realizzazione delle maniche, una vera ossessione per Chanel, era
complessa e fondamentale per la buona riuscita della giacca. In linea
generale il primo tailleur è aderente al corpo, ma senza mai
sottolineare il punto vita; la giacca ispirata al guardaroba maschile è dotata
di tasche vere, ampie e comode ed è attraversata da una decorazione
intrecciata; le maniche si adattano perfettamente al livello delle spalle; la
gamma di colori spazia dal blu navy,
al nero, così come al beige, al rosso ciliegia, al rosa e al verde pallido,
tutte tonalità che Chanel amava molto. Per ciò che concerne i tessuti, la
passione di Coco è il jersey che
le consentiva l’uso di un materiale fluido, leggero e dai costi davvero
contenuti. Inoltre il jersey veste meravigliosamente e non segna punti che
magari vorremmo tenere nascosti.
Coco Chanel trae ispirazione dagli uomini
della sua vita, dai loro abiti e dal loro gusto, il più delle volte
impeccabile: Étienne Balsan le
fa conoscere il mondo dei cavalli e delle corse, Arthur Capel le trasmette la
sobrietà e l’austerità tipicamente inglesi, anche per quel che riguarda il suo
abbigliamento. Importanti sono anche i luoghi che visita o con i quali resta
per lungo tempo in contatto, come il collegio in cui trascorre l’infanzia, le
spiagge, le foreste e gli ippodromi.
All’inizio
del 1917 i tailleurs Chanel hanno linee fluide e sono composti da giacche
lunghe abbinate a gonne dalla lunghezza che giunge al polpaccio: una novità del
periodo che garantisce appunto libertà nei movimenti. Gabrielle vuole cambiare
la moda, perché sente il cambiamento sociale in atto. Prima di lei, la moda si
riferiva per lo più a donne inette e inutili, donne che si vestivano con
l’aiuto delle loro cameriere. Le clienti di Coco sono invece donne attive che
necessitano di sentirsi a loro agio negli abiti che indossano e poter sollevare
le maniche senza timore di sgualcirle. Rifiuta di inserire tasche troppo
piccole per essere realmente usate e bottoni solo decorativi; crea solo gonne
che non ostacolano la camminata e in seguito accorcia l’orlo. Il tailleur è inizialmente abbinato solo a
camicette bianche. La giacca ha il risvolto o il colletto a scialle ed è chiusa
da bordature, le tasche, sono grandi e maschili; inoltre è lavorata in pregiato
tessuto di maglia, in tweed, in seta
o in velluto.
Lagerfeld per Chanel 2012 |
Nel 1924 Coco si innamora del tweed
mentre è in visita a Londra. Il tweed
soddisfava tutti i requisiti da lei richiesti. Quando Coco Chanel fa il suo
ritorno nel mondo della moda nel 1954, presenta una nuova generazione di tailleurs che presto diviene lo standard
dell’eleganza. Il tailleur degli
anni cinquanta consiste generalmente di tre pezzi: una giacca stile
cardigan al cui bordo interno è inclusa una catenella dorata, funzionale ad una
perfetta caduta del taglio, diventata ormai un marchio di fabbrica della maison; una gonna semplice e comoda,
lunga fino al ginocchio; una camicetta il cui tessuto è coordinato al tessuto
interno del tailleur per ricreare
un’armonia estesa a tutta la silhouette.
Gabrielle, con il suo occhio assoluto, come viene definita spesso da Jean Cocteau
suo grande amico, scolpisce i vestiti sulle sue modelle, perseguendo la
perfezione nella costruzione degli abiti, l’armonia delle proporzioni,
l’equilibrio nel modo in cui le linee abbracciano il corpo, proprio come
avrebbe lavorato uno scultore greco nel periodo dell’arte classica.
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