domenica 30 settembre 2012

Coco Chanel: genio passione solitudine


“La mia amicizia con Chanel è durata dieci anni, gli ultimi della sua vita. La sua intimità mi parve allora cosi' rivelatrice che pubblicai di getto Chanel solitaire, i miei ricordi. Oggi torno a lei dopo un distacco di dieci anni. I numerosi libri e documenti pubblicati tracciano altri cammini, diversi dal mio”. Claude Delay, scrittrice e psicanalista francese, ha avuto la fortuna di conoscere Coco Chanel negli ultimi anni della sua vita e di aver raccolto le sue confessioni che aveva gia' riunito in un primo libro nel 1971, un ritratto autentico dell'indimenticabile signora della moda.
”Nato alla fine della sua vita, il mio unico proposito - scrive l'autrice della biografia che torna in libreria in Italia, ampliata e corretta dalla stessa autrice, il primo ottobre per Lindau, dopo essere stata pubblicata la prima volta nel 1971 con lo pseudonimo di Claude Baillen - è stato di ritrovare la sua storia, quella di una Chanel intima, il cui vissuto mi aveva fatto penetrare il segreto di un creatore al femminile e di un’inalterabile infanzia. Una Chanel gloriosa, ma anche ferita, fragile. Questo libro e' la storia di una donna”.
''Ho conosciuto Coco Chanel in Rue Cambon, sul finire della sua vita. Per caso - scrive - quel caso di cui lei aveva fatto la propria superstizione. Entrò nel suo negozio, dove stavo scegliendo un foulard stringendo dei libri sotto il braccio. “Lei e' fortunata ad avere il tempo di leggere” mi disse. “Io invece, vivo come una prigioniera. Venga a fare colazione con me un giorno”. Era così intensa, così accattivante sotto la sua paglietta dispotica, al fondo della scala aggrappata agli specchi, che indistintamente sentii su di lei gli effluvi del suo profumo e quelli, più proibiti, di un’inalterabile adolescenza. Chanel salutò per l'ultima volta la sua amica una domenica pomeriggio, sul marciapiede davanti all'Hotel Ritz, dove abitava a Parigi. Morì poche ore dopo, sola, nella sua stanza. Era il 10 gennaio 1971”.

Dalle pagine del libro emerge il ritratto di una donna ambiziosa, inquieta, instancabile sul lavoro, preda di paure profonde e di passioni incontrollabili, ma soprattutto vittima di delusioni brucianti e di una solitudine che nessun amore né amicizia né trionfo riuscirono a cancellare. Chanel parla alla giovane cliente che diventa un’amica, senza segreti, raccontando di sè, delle ferite dell'infanzia, dei suoi abiti, dei successi e delle sconfitte, degli uomini della sua vita: il padre Albert, il grande e tragico amore Boy Capel, gli amanti famosi, il duca di Westminster, il granduca Dimitri Romanov, Pierre Reverdy, Paul Iribe, gli amici celebri, come Sergej Djagilev, Pablo Picasso, Misia Sert, Jean Cocteau.
Il racconto di Claude Delay rappresenta, dunque, un caso a sè nella lunga serie di libri dedicati a Chanel, perchè riproduce con assoluta fedeltà la voce stessa della creatrice di moda, le sue emozioni, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, senza intenti celebrativi, ma con l'obiettivo di far conoscere una donna che fu eccezionale, ma anche infinitamente autentica.

Sono state inserite inoltre circa sessanta fotografie che corredano e accompagnano il racconto della vita della creatrice di moda più amata di tutti i tempi.

In uscita il 1° ottobre in Italia pubblicato da Lindau
Fonte: ANSA

La rubrica della domenica

Alberta Ferretti

sabato 29 settembre 2012

J'adore le nouveau Dior

Dior spring/summer 2013 Parigi

Dior spring/summer 2013 Parigi

Dior Spring 2013

Mettetevi comode in questo sabato piovoso (se da voi non piove vi odio sappiatelo) e gustatevi la primavera Dior targata Raf Simons. Lo stilista belga non mise d'accordo tutti con la presentazione della Haute Couture, ma io lo amo molto per cui non si discute! Ha dato un nuovo stile alla Maison, più che altro forse ha ripreso il concetto Dior di eleganza e sobrietà che Galliano aveva buttato al mare. Non sto dicendo che non mi piacesse, anzi: interessante, creativo, alternativo e pazzo, adatto ad una sua Casa di Moda, non a Christian Dior. Perfetto Simons perchè coniuga il lusso e il bon ton che contraddistinguevano la Maison francese dagli inizi del grande coutourier. Obiezioni: troppa classicità e colori pastello, può essere, ma in questa sfilata vediamo anche tanto nero e colori vivaci. Grazie al buon gusto ritrovato, tipico della scuola di Anversa, dopo anni di piume, corvi e tessuti strappati...


http://www.dior.com/magazine/en_gb/Show2  
da facebook il link al video della sfilata

venerdì 28 settembre 2012

Alta Moda made in Italy


Supplemento del numero di ottobre di Vogue Italia dedicato ai due stilisti italiani. Le immagini sono state scattate da Paolo Roversi per la collezione di Alta Moda Dolce & Gabbana la cui protagonista principale è Monica Bellucci.

 

Il trucco per la sposa


Avete deciso di convolare a giuste nozze? Intanto auguri…e poi alcune semplici regole per essere bellissime in un giorno in cui sarete le protagoniste assolute.
Prima cosa da tenere ben presente è l’armonia: l'insieme deve consegnare un volto ben valorizzato dalla cornice dei capelli ai punti chiave del viso. Occorre quindi prestare molta attenzione alle parti che necessitano correzioni e a quelle da valorizzare, sempre tenendo conto della forma del volto.. Importantissimo lo stile dell'abito che necessariamente rifletterà quello della sposa che lo indossa: se un abito è romantico e tradizionale, allo stesso modo lo sarà la sposa che in quel caso si orienterà verso un tipo di trucco più classico, se invece l’abito esce dai soliti schemi ed è quindi all’avanguardia, richiederà un trucco sicuramente più contemporaneo.
Ll trucco da sposaa prima e unica regola importantissima da seguire quando si fa un trucco sposa è sicuramente quella di una perfetta base ( fondotinta correttore cipria), questa permetterà al trucco di durare a lungo nel tempo e poi dal punto di vista fotografico farà sì che il viso appaia in foto perfettamente levigato e senza imperfezioni.
Il trucco va eseguito sempre prima di indossare l’abito, questo per evitare di macchiarlo con qualche polvere o qualche colore che potrebbe cadere accidentalmente. Ovviamente quando si indossa l’abito, nel raro caso in cui si infili dall’alto, si protegge il viso con un voile leggerissimo.
Per quanto concerne la base, evitate assolutamente un fondotinta più scuro del vostro colore di incarnato, no alla matita contorno labbra marrone con il rossetto chiaro e niente cascata di brillantini. Sono le tre cose che assolutamente vanno evitate, la prima perché rende il viso completamente distaccato dal corpo e non sortisce nessun effetto abbronzatura , anzi toglie luce al viso, la seconda perché è l’antitesi dell’eleganza e la terza perché i brillantini spesso scambiati come unico elemento per illuminare il viso, creano solo confusione e rischiano di rendere il trucco eccessivo.
Si sostiene che il trucco sposa debba essere soft e il più naturale possibile ed è vero nella maggioranza dei casi, in realtà , la scelta dei colori dipende molto dai colori dell’incarnato, dell’occhio e del capello della sposa, che possono variare dai toni chiari caldi a quelli freddi e profondissimi. Sono fondamentalmente queste le caratteristiche che determinano la scelta dei toni del make-up. Se ad esempio ci troviamo davanti ad una sposa mediterranea, dall’incarnato abbronzato e dagli occhi scuri, i toni perlati la renderebbero grigia e per niente bella, mentre su una donna dai colori delicati con i capelli e gli occhi molto chiari, queste tonalità potrebbero sicuramente essere tenute in debita considerazione, la renderebbero bella, eterea e romanticissima.
I colori base da rispettare sono quelli che la natura ci ha donato al momento della nascita. Se una donna ha la pelle diafana, capelli biondo chiarissimi e occhi di ghiaccio, potrà spaziare fra tutte quelle tonalità che hanno un temperamento freddo (grigio, tortora, blu, lilla, testa di moro). Con una pelle avorio, capelli miele o ramati e occhi verdi nocciola allora si utilizzeranno colori caldi (verdi sottobosco, marrone, bronzo, oro, cioccolato, beige, arancio, avorio. Di solito si evita il bianco, è un colore che se usato come predominante in un make-up toglie tridimensionalità e profondità allo sguardo e poi il prugna sulla rima inferiore dell’occhio, perché se ha una percentuale molto alta di pigmento rosso rischia di rendere l’occhio già stanco e affaticato.

Scegliendo la cerimonia civile, ci sono senza dubbio molti meno vincoli sia nella scelta dell’abito e dell’eventuale scollatura, che nel make-up. Sicuramente si può osare di più, ma si deve ricordare che il trucco cambia, al di là della cerimonia civile o meno, a seconda del momento della giornata in cui lo si indossa, perciò se la cerimonia è al mattino il trucco sarà diverso da quello della sera, anche se in ogni caso non si deve mai prescindere dall’eleganza a dall’armonia. Tutto dipende dal gioco di luci (questo anche quando scegliamo in profumeria i prodotti di make-up, sempre meglio provarli alla luce del giorno). Durante il giorno con la luce naturale il trucco può essere più leggero e dai toni più delicati, la sera invece con le luci artificiali si può costruire una base più importante per dare risalto maggiore alla pelle e poi scegliere di rendere lo sguardo o le labbra protagoniste del trucco in modo più deciso e anche sensuale.
Se ci sentiamo esperte e sicure e non siamo in preda all’ansia per il fatidico giorno (volevate la bicicletta???), direi di non demandare ad altri la fase trucco, possiamo tranquillamente fare da sole, dopo aver tenuto conto di queste semplici regole ricordiamo di creare una buona base, da fissare perché duri tutto il giorno e concentriamoci su mascara, matita e rossetto. Se abitualmente ci trucchiamo, nulla risulterà complicato.
Per ottenere un’ottima base è importantissimo dosare e stendere perfettamente il fondotinta sincerandosi di non fare nessun accumulo di prodotto in alcune zone. Un tocco di correttore e poi una bella incipriata utilizzando un pennello molto grande.
Ecco i prodotti che dovreste usare: crema base (importantissimo idratare bene, se la tela è bella lo sarà anche il quadro), primer (in questo caso vi tocca eh), fondotinta, correttore, cipria, illuminante viso, blush, matita occhi, ombretti, mascara, matita labbra, rossetto, gloss, se necessario ciglia finte a mazzetti misura short o media, colla per ciglia finte e pinzette.
Evitate come la peste la troppa abbronzatura. Il trucco non è mai bellissimo su una pelle troppo abbronzata, l’abbronzatura toglie eleganza e luce alla pelle del viso. Niente lampados!!! Se vi sposate in luglio o in agosto e siete state al mare è altra cosa ovviamente.
I ritocchi da eseguire durante la giornata sono pochi e molto semplici: un’incipriata nella zona T del viso e un ritocco al rossetto o al gloss. I prodotti da portare con sè sono:

una cipria
un rossetto
un gloss

Infine direi di utilizzare sia per le mani che per i piedi (in coordinato) uno smalto chiaro, ciò che deve brillare sulla mano di una sposa è la fede nuziale. Lo smalto colorato rischierebbe di togliere la scena ad un anello tanto semplice, ma ricco di significato. Perciò scegliete tra i lattiginosi, i rosa pallidi e i beige rosati, attenzione evitate i grigi perla e i beige troppo dorati, rischiano di appesantire la silhouette della mano.




giovedì 27 settembre 2012

Profumi e spot

Riesumiamo quello che fu lo spot di Tornatore per D&G. Alcuni degli spot della Casa di moda italiana sono stati la scuola della pubblicità, io stessa li studiai in comunicazione pubblicitaria e semiotica delle arti visive.

A voi il video


D&G mafia style?

Laetitia Casta e Noah Mills for D&G Pour Femme
Stavo discutendo altrove e si sostiene che Noah Mills sia troppo Corona style (per chi giustamente non stesse capendo nulla, parliamo della pubblicità per D&G Pour Femme il nuovo profumo della Maison italiana).Al di là che è un modello ed è versatile, quindi segue le direttive di chi crea la campagna, da quando D&G rispecchiano Coco Chanel???? Perdono, ma Lagerfeld è altra cosa e Stefano e Domenico sono coerenti con le loro origini e la loro cultura, dai gioielli che propongono agli abiti che creano. Si obiettava che l'immagine di una Sicilia tutta lupara e coppola e ve ne parlai giusto qualche giorno fa, dà all'estero un'idea sbagliata del nostro Paese. Punto primo figurarsi se già all'estero non hanno pessime idee per quanto riguarda la nostra reputazione, questo dall'unità d'Italia in poi e vogliamo parlare dei politici e di quanto hanno messo del loro per esacerbare i toni? Punto secondo la mafia è un dato di fatto e non parlandone e nascondendola sotto il tappeto non la si elimina certo. 
La moda è frivola, allegra, vivace e al limite rispecchia quello che il Paese è già di suo, non detta le regole etiche. Scusate ma è come dire che Il Padrino è un pessimo film perchè parla di mafia, paradosso o che altro? A me annoia la Sicilia barocca e un po' stantia fatta di broccati e coppole, ma questo è mio gusto personale, non giudico a livello morale se vedo uomini simil Corona e donne un po' puttane: io continuo a non vederli o comunque vedo quella nota "pacchiana" e passatemi il termine, che connota e scusate il gioco di parole, da sempre i due stilisti: mi ripeto, scopriamo l'acqua calda? Mi si dice che non sono coerenti con i loro primi dieci anni di moda, io vedo coerenza perchè coerenza non è staticità. A Milano hanno sfilato Raffaella Fico ed Elisabetta Gregoraci? Certo ma questo non c'entra con D&G e con le loro campagne pubblicitarie e quelle dei profumi restano a parer mio, molto modesto, delle belle prove di abilità creativa.

Little Fashion Icons


Chi di voi guardando Suri Cruise ritratta dai fotografi a spasso con la mamma non ha provato almeno un po’ d’ansia per la “povera” piccola? Ballerine con tacco, gonne “madre style” e borse imitation of adult life. Perché??? Non lo so e non mi capacito. Che io ami la moda è assodato, non scriverei di questo argomento altrimenti e vi giuro sogno il giorno in cui una 2.55 sarà mia, ma perché darne una in mano ad una bambina di pochi anni? Chi mi sa spiegare il senso? Io non me lo so spiegare (Tiziano Ferro docet).
Precursore del movimento “mamme fashion e figlie copie”, la signora Veronica Ciccone in arte Madonna con la figlia Lourdes conciata come lei ai tempi di Like a vergin, chissà forse per una sorta di rimpianto di quello che fu. Crescendo Lourdes ha adottato il medesimo stile della madre e addirittura ha creato abiti per adolescenti: per carità meglio che vagare senza meta fra un party e l’altro e sì la madre almeno per il consiglio di farsi una buona ceretta, deve ringraziarla. Al seguito di certi esempi molte dive e alcune neanche troppo, hanno conciato le loro figlie come se dovessero perennemente fare trick or treat, ma Halloween è solo il 31 ottobre e il resto dell’anno i vestitini da bambina e le tutine sono passatiste come le carrozzelle a Roma?
Cerchietti fashion fra i capelli, leggins e mini dresses, ballerine con tacco (ok basso ci mancherebbe, ma pur sempre di tacco si tratta e io già è tanto se so camminarci ora), borse griffate e atteggiamento da modelle, ma quel che mi sconcerta è che la tendenza a vestire le bambine come adulte in miniatura sta coinvolgendo anche i cosiddetti non vip. Per quel sano meccanismo di drop down, tradotto in sgocciolamento, la moda si diffonde dai ceti alti, in questo caso senza nobiltà, fino al volgo come si direbbe sempre fra passatisti: ciò che permette alla moda di diffondersi è proprio l’imitazione delle tendenze che inevitabilmente, a meno che non si tratti di street style, nascono fra i ceti più abbienti e da lì si diffondono. Nulla di strano, nulla di brutto se non che ormai spuntano anche al supermercato sotto casa piccole bimbe Bratz con tanto di acconciature e riflessi fra i capelli, mani in perfetto ordine e vestiti che non predispongono certo al rotolarsi fra l’erba come sarebbe giusto. Una volta non si compravano le scarpe della Chicco e i vestiti Prénatal: perché non vanno più bene? Perché far crescere i bambini prima del tempo loro necessario? Forse il nostro mondo è più bello del loro? Domande retoriche le mie, così come sarebbe retorica dirvi che nello stesso momento in cui Suri indossa delle Louboutin, molti bambini muoiono di fame, ma ovviamente la piccola non c’entra nulla con questo mondo malato…E non bastasse portiamo le bambine nelle baby spa, in cui si praticano massaggi al cioccolato, si applicano extension per capelli, si fanno manicure e pedicure ed eventuali cerette. Secondo voi non cresceranno cretine??? Scusate il termine basso, ma secondo me, un tantino disturbate mentalmente sì. 


Esistono sempre le vie di mezzo, senza arrivare agli eccessi: sì ad un paio di leggins sotto un bel vestitino, ma vi prego niente borse Chanel, se proprio vi avanza il denaro usatelo per scopi migliori: questo non è stile né eleganza è solo ostentazione del lusso e il lusso in quanto tale, nel suo profondo significato, non prevede ostentazione.

mercoledì 26 settembre 2012

C. C. for Gucci

Charlotte Casiraghi testimonial Gucci

Doc. Bag: Prada e il must di stagione

Chi vuole giocare al dottore?

Vi confesso che come modello di borsa non mi è mai piaciuta molto, ma non l'ho neanche mai provata, per cui forse aspettavo solo Miuccia Prada che senza troppa fatica mi convincesse che invece sì: è divina!!! Prada detta il must have di stagione con una doctor bag rivisitata in chiave retrò anni settanta, in abbinamento all'intera collezione con risultati glam straordinari. In occasione delle fashion week di New York, Londra e Milano il marchio italiano ha pensato di realizzarne un modello in jaquard diamond ginestra proponendo così la variante negli stessi temi degli abiti della collezione. La classica doc in toni uniformi o in pelle nera non mi piace, la trovo troppo "seria", ma se giochiamo con stampe e colori è tutt'altra cosa, abbinata poi alle scarpe della collezione è decisamente perfetta! 

Vedremo quante vittime mieterà fra le fashion addicted!

martedì 25 settembre 2012

Dive da Parigi a Milano: Laetitia Casta

Bella come sempre si presenta con un look maschile sensualissimo firmato D&G alle sfilate milanesi della Maison di cui è testimonial. 
Sto parlando di Laetitia Casta la cui eleganza innata suscita da parte mia non poca ammirazione. In occasione del lancio del nuovo profumo Pour Femme, arriva direttamente da Parigi senza il compagno Stefano Accorsi, e qui valanghe di rumors sulla loro rottura, per presenziare ad alcuni eventi insieme al modello Noah Mills suo partner nella campagna pubblicitaria.
Lasciatemi dire che finalmente Monica Bellucci lascia la scena dei profumi D&G ad altre top model (era successo già con The One, ma si poteva fare meglio). Onestamente non ne potevo più di finta Sicilia barocca e marinara, anche se imperterriti i due stilisti la sottopongono alla farsa per la campagna pubblicitaria della loro collezione autunno/inverno: sempre anziani "finto siculi" con coppola e gessato e donne stile Il Padrino con pizzi e merletti neri, Monica in mezzo come un cavolo a merenda. 
Tornando a Laetitia, si presenta sul front drow di Milano in tailleur giacca e pantalone nero, mi ripeto, sensualissimo, forse proprio per paradosso; capelli tirati indietro con effetto bagnato e imitazione maschile; sandali gioiello molto femminili e sexy. Sono di parte: mi piace. Nella campagna per Pour Femme è sensualissima. Laetitia Casta ha il pregio di essere una donna credibile, certo bellissima, ma reale, non costruita e non mi riferisco solo ai difetti minimi che non ha mai corretto, mi riferisco alla sensazione che trasmette, di essere sì una top model, ma a contatto con la realtà molto più di alcune sue colleghe. 
La sorella minore Marie Ange che le somiglia molto, sta intraprendendo la sua stessa carriera: buon sangue non mente per fortuna del mondo della moda!

lunedì 24 settembre 2012

Emmys 2012

Nicole Kidman Emmy Awards 2012

Emmys 2012

Sofia Vergara Emmy Awards 2012

Emmys 2012

Julianne Hough Emmy Awards 2012

Emmys 2012

Zooey Deschanel Emmy Awards 2012

D&G: crayon intense pour les yeux


In un altro post vi avevo parlato della mia prova trucco D&G, ora mi sembra doveroso dirvi come mi trovo con i prodotti che ho preso, principalmente perché mi sono dovuta cimentare nell’uso io stessa e non essendo una truccatrice professionista è sempre possibile la delusione.

Il prodotto che mi ha stupito di più è la comunissima matita per gli occhi, indispensabile nella trousse di ogni donna e apparentemente il prodotto più facile da applicare. Apparentemente. Ho visto tali danni in giro da giungere alla conclusione che non c’è nulla di facile: donne con righe storte, rossetti sbavati e sui denti, mascara effetto grumo post notte di follie.
Partiamo da semplicissime constatazioni: allenamento costante. Lo ripeterò fino alla nausea, mettetevi davanti allo specchio e provate e riprovate anche se siete architetti e di righe storte non ne tracciate mai, mi spiace la professione non vi aiuta! Sento spesso donne che si lamentano del fatto che i tester in profumeria promettevano meraviglie e poi a casa i prodotti acquistati si sono rivelati una delusione: mio personalissimo parere non è il tester ad avere problemi, siamo noi. Un aiuto certo arriva dalla consistenza del prodotto che vi accingete ad usare, per cui nel caso di una matita occhi è la prima cosa da controllare: che scriva bene; non sia né troppo dura (le meno esperte la lancerebbero al muro subito) e neppure troppo morbida; provatela sul dorso della mano, dovreste capire se fa al caso vostro, il colore infatti è il problema minore fidatevi.

Partendo dal presupposto che non sono proprio l’ultima arrivata in fatto di trucco e dopo anni di sedute estenuanti ho imparato a cavarmela discretamente, curiosa del mio nuovo acquisto l’ho provato prima di un’uscita pomeridiana che si sarebbe protratta fino a sera e con un clima ancora caldo. Ho seguito le istruzioni della truccatrice per quanto riguarda le zone dove tracciare il contorno con la matita, ma quello di cui vorrei rendervi partecipi è proprio la consistenza della matita stessa. Se decidiamo di applicarla come un eyeliner, senza sfumarla, traccia una riga netta, precisa identica all’effetto eyeliner; se la sfumiamo leggermente con lo sfumino di cui è dotata (usandolo dalla punta) otteniamo un trucco più soft, ma sempre molto preciso; tocco in più, possiamo metterne un po’ sul dorso della mano e con un pennello per stendere l’ombretto, lavorarla e applicarla proprio come fosse un ombretto: risultati eccellenti e professionali. Ve la consiglio proprio perché facile da usare e molto versatile. La sera era ancora perfettamente dove l’avevo applicata e senza sbavature o perdita di colore. Se trovo un’alternativa low cost o la trovate voi, ditemelo!

La tonalità che possiedo è la numero 10 chocolate adattissima alle more con gli occhi scuri, ma se andate sul sito http://www.dolcegabbanamakeup.it/it/occhi/matita-per-occhi/  le troverete tutte, corredate da una buona descrizione del prodotto.
Dopo tutta questa filippica sull’uso proprio della matita, non mi verrete a dire che non la usate mai vero?
Alla prossima…

domenica 23 settembre 2012

Milano Fashion Week: Versace Versus Donatella


Dopo aver visto un’esplosione di colori, fiori e romanticismo primaverile, Donatella cosa ci presenta? Ovviamente la lingerie in puro stile sexy aggressive chic che non dispiace e accontenta tutte che si abbia o meno, un’anima rock grunge. Pizzo nero e nude per la prima linea di Donatella Versace, che destruttura abiti e scarpe (spettacolari le scarpe stivale tagliate in tante lamine nere che fanno intravedere la gamba); colori forti e tanto pizzo anche per Versus il marchio che la maison ha affidato allo stilista scozzese Christopher Kane.

sabato 22 settembre 2012

Milano Fashion Week: Moschino fun and chic


Abiti corti dai colori vivaci, contrasti black&white, capelli cotonati anni sessanta, elmetti da fantino che richiamano il dress code dell’equitazione, rossetti dalle tonalità aranciate e occhi truccati in toni chiari e brillanti, rappresentano la sintesi della sfilata di Moschino. 
Si parte da un classico black and white per poi giungere a tonalità molto più decise in un turbinio di colori esagerati e sgargianti, margherite e cuori civettuoli e leggeri. Vietato annoiarsi con Rosella Jardini, creative director della maison Moschino ormai da diciotto anni, lei che non si smentisce neppure quest’anno, anzi a mio parere si supera, proponendoci un divertimento vestimentario assoluto.

Proposta di Moschino per la prossima stagione sono i mini dress caratterizzati da maxi righe e stampe, look che richiamano molto gli anni sessanta e settanta (in mente su tutti la modella Twiggy). Avrei chiesto a Rosella Jardini di curare il look di alcuni film ambientati in quel periodo, ha fatto davvero un lavoro perfetto di riattualizzazione e riscoperta. Personalmente ho adorato gli abiti bianchi in sangallo di cui l’ultimo, finale della sfilata, l’unico ad essere un long dress, utilizzabile anche come abito da sposa. Dicevo appunto niente abiti lunghi, si procede con il corto, anzi cortissimo, giocando con i toni del rosso e stampe optical impreziosite da paillettes.
Accessori pieni di colore in abbinamento con gli abiti. Le scarpe sono per lo più basse e ricordano vagamente alcuni modelli maschili anche se risultano, paradossalmente molto femminili, grazie ai colori strong e all’effetto lucido.

Una sfilata che è un inno al colore e un invito alle donne a mostrare la sensualità attraverso abiti cortissimi e scoprendo la schiena. Denominatore comune che la sfilata trasmette è la joie de vivre en plain air, sognando prati verdi, cene in campagna e passeggiate in riva al mare. 

Permettetemi di aggiungere che il mini dress rosso dovrebbe essere inserito nella wish list di ogni donna.

venerdì 21 settembre 2012

Milano Fashion Week: Prada


«Questa collezione nasce da una riflessione sulla moda, ma nasce anche e soprattutto da una riflessione sui sentimenti delle donne e sulle sensazioni che provano le donne», dice Miuccia Prada. «In realtà, so da sempre che il mio lavoro procede in questa direzione, ma in questa collezione è più evidente. Sono presenti tutte le situazioni opposte in cui si ritrovano le donne, dall'obbligo dell'aggressività e della durezza al lato poetico e femminile, con tutti gli altri milioni di obblighi a cui sono sottoposte le donne. Alla fine, penso di aver fatto una collezione che parla dei sogni delle donne, di quelli possibili e di quelli impossibili ».


L’aggressività sta tutta nella durezza delle linee oserei dire da futurismo d’avanguardia, negli spigoli che determinano gli abiti, salvo poi essere rivestiti da morbidissime pellicce decorate da grandi fiori onirici e romantici. Qui sta il multitasking di una donna che deve sgomitare per raggiungere i propri obiettivi, ma che sogna probabilmente mille vite in mille mondi possibili; una donna che forse le vive proprio queste mille vite, nei ruoli che riveste come amica, madre, amante, donna in carriera. La donna sente, si emoziona e questo è il lato che emerge di più dalla collezione. Quasi una Dorothy alienata in un mondo che non è poi così lontano dalle abitudini e dalle convenzioni. Lei però, sospesa, sta al di sopra: nell’emisfero dei propri sentimenti.


Tessuti piegati e ripiegati più volte, fiori romantici e fiori spruzzati come graffiti, formano le gonne corte i mini dresses. Il significato di questa collezione è tutta nel suo riferimento voluto ma sottaciuto perché diventasse visibile, al Giappone e alla sua cultura tanto coerente, fino a portare all'estrema durezza, quanto disponibile, fino alla estrema disponibilità del sacrificio di sé. E le donne di tutto il mondo oggi questo sono: coerenti fino alla durezza e disponibili fino a sacrificio verso gli altri. La collezione declina una sensualità, pura, sentimentale e poetica, attraverso i sentimenti: la stola di raso o di pelliccia, le gonne corte che si allungano oltre il ginocchio, mentre i tessuti si piegano e ripiegano solo sulle giacche e scoprono l’evidente citazione al kimono. Seguono le pellicce di visone tinte di rosa, o sbiancate fino al bianco totale, con fiori di pelliccia applicati o spruzzati come fossero graffiti (di nuovo il futurismo o un mondo visionario, decidete voi).

Infine borse che sembrano dover contenere quei fiori che saranno raccolti dalle stole e scarpe che scoprono tutto il loro significato: basse come delle calze in raso con fiocchi che rimandano direttamente alle scarpe giapponesi o altissime platform (estensioni del corpo e non piedistalli): qui la sensualità non passa attraverso un tacco a spillo e non è sinonimo di "erotizzazione di una parte per il tutto" è “sensualità tout court”.

giovedì 20 settembre 2012

Milano Fashion Week: Gucci

Si apre a Milano sotto una pioggia battente, la settimana della moda. Dopo New York e Londra tocca alle passerelle nostrane mostrarci il trend per la prossima primavera/estate. 
Sfilano da subito Prima Classe, Mila Shon, Alberta Ferretti (ve ne parlerò accuratamente) e Gucci con Frida Giannini sempre più bella. 
Gucci presenta colori vivaci, anche se non mancano il bianco e il nero, abiti satinati mai aderenti, che scivolano sul corpo come fossero dei maxi foulard. La collezione donna per l'estate 2013 possiede tocchi vintage che rimandano agli anni settanta con immancabili tacchi a spillo e occhiali. Poche scollature, quelle viste sono profonde, ma circa a metà linea del seno, colli rigorosamente chiusi o addirittura alti. Alcune scollature profonde sul dietro degli abiti e maniche gonfie e fluttuanti che fanno assomigliare le modelle a tante farfalle coloratissime. Frida Giannini si presenta in jeans e maglia stampa foulard coloratissima (un turchese chiaro) con ampie maniche: stupenda come sempre.



Chanel e il tailleur


Il tailleur Chanel è decisamente un capo non soggetto allo scorrere del tempo, dallo stile unico e inconfondibile, appare tutt’ora moderno, facile da indossare e personalizzabile a seconda dei gusti specifici di ogni donna. Coco Chanel lo crea per sé e lo indossa per la prima volta nel 1913, ma a più di novant’anni di distanza da quel momento, il tailleur è sempre “giovane”. La sua storia è il racconto di una donna, di una casa di moda, di uno stile e un look che attualmente è reinventato e riattualizzato, senza tradimento alcuno nei confronti dello spirito di Mademoiselle, da Karl Lagerfeld, direttore della maison dal 1983.
Il concetto di abito coordinato ha origine verosimilmente dall’ispirazione di un sarto inglese, John Redfern che lo ideò già nel tardo Ottocento. Il classico simbolo dell’eleganza francese, firmato Coco Chanel, è costruito attraverso un codice preciso. L’idea principale è quella di un abito adatto ad una vita attiva. La comodità rispondeva direttamente a un taglio articolato, che seguiva i giusti spazi in base alle proporzioni del corpo per consentire alla donna un’ampia gamma di possibili movimenti. La realizzazione delle maniche, una vera ossessione per Chanel, era complessa e fondamentale per la buona riuscita della giacca. In linea generale il primo tailleur è aderente al corpo, ma senza mai sottolineare il punto vita; la giacca ispirata al guardaroba maschile è dotata di tasche vere, ampie e comode ed è attraversata da una decorazione intrecciata; le maniche si adattano perfettamente al livello delle spalle; la gamma di colori spazia dal blu navy, al nero, così come al beige, al rosso ciliegia, al rosa e al verde pallido, tutte tonalità che Chanel amava molto. Per ciò che concerne i tessuti, la passione di Coco è il jersey che le consentiva l’uso di un materiale fluido, leggero e dai costi davvero contenuti. Inoltre il jersey veste meravigliosamente e non segna punti che magari vorremmo tenere nascosti.
Coco Chanel trae ispirazione dagli uomini della sua vita, dai loro abiti e dal loro gusto, il più delle volte impeccabile: Étienne Balsan le fa conoscere il mondo dei cavalli e delle corse, Arthur Capel le trasmette la sobrietà e l’austerità tipicamente inglesi, anche per quel che riguarda il suo abbigliamento. Importanti sono anche i luoghi che visita o con i quali resta per lungo tempo in contatto, come il collegio in cui trascorre l’infanzia, le spiagge, le foreste e gli ippodromi.

All’inizio del 1917 i tailleurs Chanel hanno linee fluide e sono composti da giacche lunghe abbinate a gonne dalla lunghezza che giunge al polpaccio: una novità del periodo che garantisce appunto libertà nei movimenti. Gabrielle vuole cambiare la moda, perché sente il cambiamento sociale in atto. Prima di lei, la moda si riferiva per lo più a donne inette e inutili, donne che si vestivano con l’aiuto delle loro cameriere. Le clienti di Coco sono invece donne attive che necessitano di sentirsi a loro agio negli abiti che indossano e poter sollevare le maniche senza timore di sgualcirle. Rifiuta di inserire tasche troppo piccole per essere realmente usate e bottoni solo decorativi; crea solo gonne che non ostacolano la camminata e in seguito accorcia l’orlo. Il tailleur è inizialmente abbinato solo a camicette bianche. La giacca ha il risvolto o il colletto a scialle ed è chiusa da bordature, le tasche, sono grandi e maschili; inoltre è lavorata in pregiato tessuto di maglia, in tweed, in seta o in velluto. 
 
Lagerfeld per Chanel 2012
Nel 1924 Coco si innamora del  tweed mentre è in visita a Londra. Il tweed soddisfava tutti i requisiti da lei richiesti. Quando Coco Chanel fa il suo ritorno nel mondo della moda nel 1954, presenta una nuova generazione di tailleurs che presto diviene lo standard dell’eleganza. Il tailleur degli anni cinquanta consiste generalmente di tre pezzi: una giacca stile cardigan al cui bordo interno è inclusa una catenella dorata, funzionale ad una perfetta caduta del taglio, diventata ormai un marchio di fabbrica della maison; una gonna semplice e comoda, lunga fino al ginocchio; una camicetta il cui tessuto è coordinato al tessuto interno del tailleur per ricreare un’armonia estesa a tutta la silhouette. Gabrielle, con il suo occhio assoluto, come viene definita spesso da Jean Cocteau suo grande amico, scolpisce i vestiti sulle sue modelle, perseguendo la perfezione nella costruzione degli abiti, l’armonia delle proporzioni, l’equilibrio nel modo in cui le linee abbracciano il corpo, proprio come avrebbe lavorato uno scultore greco nel periodo dell’arte classica.

mercoledì 19 settembre 2012

Dolce&Gabbana Make up


Buongiorno ragazze un nuovo tutorial! (Scherzo ovvio).
Ieri seduta di trucco: ora vi racconto!
Avevo appuntamento in una delle profumerie Marionnaud per una seduta trucco D&G, non vivendo in una metropoli è stata la prima occasione per testare i loro prodotti.
Elisabetta, la ragazza che si occupa di me, mi fa accomodare su una sedia trucco e mi chiede normalmente cosa uso e cosa voglio enfatizzare o correggere, chiacchieriamo un po’ e mi elenca le sue proposte. Tenete presente che ho i capelli molto scuri, una carnagione che di norma è chiara e gli occhi scuri, ho alcune lentiggini e taglio dell’occhio effetto bambolina con ciglia lunghe già di loro (questo per capire il tipo di trucco di cui necessito).

Fondotinta: tenendo conto che sono ancora parecchio abbronzata e che a detta sua, la mia pelle è molto compatta non ne avrei bisogno: ma devo testare la texture! Opta per Perfect Finish Creamy Foundation 144 (il colore sarà da rivedere quando perderò l’abbronzatura). Per darvi un’idea della texture, sembra una crema, però molto soffice tipo panna e dà la sensazione, appena steso di un frutto fresco (facciamoci una bella macedonia!). Molto confortevole non tira e non unge, se avete la pelle troppo grassa però, optate per fondotinta dal finish più mat.
Correttore: qualche tocco di correttore, ha usato il numero 3, ma tranquillamente lo stesso fondotinta può assolvere a questo compito.
Blush: n. 15 in alternativa n. 28 (una tonalità biscotto) in polvere, molto aranciato per un effetto bonne mine. Mi ha spiegato che le polveri vengono tutte trattate e pressate col vapore per cui ne basta davvero pochissimo per non ritrovarsi con guance da clown nel caso si esagerasse col prodotto.

Veniamo al trucco per gli occhi. Le avevo chiesto un trucco sofisticato e leggero, portabile sia la sera, accentuando l’ombretto scuro, che di giorno sfumando bene. Per prima cosa ha optato per una matita color cioccolato e una palette dai toni nude con un bel tortora scuro (4 colori fra cui un pesca).
Matita: Crayon Intense n. 10 chocolate una matita molto morbida che si sfuma facilmente e può essere usata anche come ombretto. Per non creare appunto l’effetto bambola i miei occhi vanno truccati molto all’esterno e verso l’alto unendo la parte esterna inferiore con quella superiore.
Palette occhi: Dolce & gabbana the eyeshadow quad n.110 nude con il pesca ha truccato l’occhio nella parte interna e centrale; con i colori più scuri ha truccato l’esterno andando a sovrapporsi alla matita e sfumando molto bene; con i toni più chiari ha illuminato la zona appena sotto l’arcata sopraccigliare
Mascara: Mascara Volumized Lashes non necessito di mascara allungante quindi ha optato per un mascara volume molto elastico (la gomma arabica è portentosa), lavorabile e dai risultati davvero eccezionali: sembravano ciglia finte.

Labbra: Precision Lipliner n.11 Dahlia una matita color prugna chiaro passata molto leggera non per definire, ma per correggere il disegno delle mie labbra e come rossetto ha usato The Shine Lipstick n.110 plum.

Vi consiglio assolutamente mascara, matita e fondotinta, comunque in linea generale ottimi prodotti, facili da usare e che durano a lungo, sia in termini qualitativi che quantitativi.

martedì 18 settembre 2012

Cura delle unghie


Molte di voi mi hanno contattato per chiedermi di parlare di come curare le unghie naturali, io stessa non le ho ricostruite e ho trovato effettivamente interessante la richiesta. Dopo l’estate in cui le avevo stressate per bene fra smalti, bagni di mare e scogli vari, ho ritenuto opportuno provare, quindi, una manicure curativa. Non è mia abitudine parlare di prodotti o trattamenti che non provo in prima persona o che non sento spiegare da professionisti del settore: non avrebbe molto senso. Parlando appunto con la ragazza da cui ho prenotato la manicure, ho scoperto che di improvvisati esperti di unghie ce ne sono fin troppi e i danni possono essere numerosi. Niente panico, ma già il fatto che più volte lei mi abbia ribadito che innanzitutto le cuticole non vanno tagliate, mi ha allarmato, visto che la maggior parte le taglia eccome! Giustamente abbiamo notato entrambe che se le possediamo dovranno pur essere utili, solitamente non abbiamo parti eccedenti da eliminare e a cosa servono queste poverine? A proteggere le unghie dalle infezioni micotiche non così rare come si potrebbe pensare. Non fatevele tagliare e non fatelo neppure voi a casa.

Primo step- spingere le cuticole e togliere bene le pellicine

Secondo step- con la apposita lima levigare bene la superficie dell'unghia, mettere oil cuticle care sull'unghia e massaggiare con l'altra parte della lima

Terzo step- disinfettare accuratamente la superficie per togliere il grasso in eccesso

Quarto step-  procedere alla lucidatura con una lima in silicone prima da una parte e poi dall'altra. A casa si possono usare i buffer a 4 lati che si trovano nelle profumerie, vengono indicati con i numeri da 1 a 4 per capire quale parte usare per prima.

Le mie unghie al termine della procedura erano già bellissime, ha poi eseguito una french molto carina che vi mostrerò e quando qualche giorno dopo l’ho tolta, mi sono accorta che restavano lucide e belle. Dopo dieci giorni sono ancora così senza smalto o basi protettive! Ripeterò sicuramente il trattamento, anche perché dovrebbe aiutare l’unghia a non sfaldarsi, cosa che purtroppo mi capita spesso.
https://www.facebook.com/sullapuntadelledita

A casa proviamo il fai da te stando sempre molto attente a non combinare guai.
Possiamo portare indietro le cuticole e grattare via gli eccessi servendoci di bastoncini di legno di rosa/arancio che troviamo tranquillamente in commercio; usando il buffer a 4 lati possiamo decidere la forma e la lunghezza dell’unghia, fare una sorta di scrub e poi lucidarla; applichiamo l’olio per cuticole (molte lo mettono alla fine della manicure dopo aver passato lo smalto); applichiamo il colore e poi un top coat per fissare il tutto. Bene sarebbe usare abitualmente una buona crema per le mani.

Buona manicure a tutte!

lunedì 17 settembre 2012

Style cercasi


La moda si compra lo stile è innato

Edna Woolman Chase (editor di Vogue magazine dal 1914 al 1952)

Avere stile e seguire la moda o “essere alla moda” sono due disgiunti elementi della nostra esistenza. La moda da modus, maniera, è presentazione del sé in un determinato periodo di tempo, solitamente molto breve, lo stile è generalmente per sempre come un diamante. Prima o poi chiunque lavori nell’ambito della moda, io stessa che me ne sono occupata nella mia tesi di laurea e scrivo di essa, si chiede quanto sia superficiale, frivola e poco intelligente, voglio dire se ti occupi di astrofisica nessuno si chiederà se sei intelligente, viceversa se scrivi di moda devi dimostrare che non sei una ritardata che sbava solo su borse dai costi proibitivi ( e ce ne sono tante).

Cosa mi affascina di più in una donna? Lo stile. Non giudico dalla perfezione o da quanti capi griffati porta, capisco se possiede stile da come si muove, dalla sicurezza che ha di sé e che inevitabilmente comunica al mondo. La moda è comunicazione, quello che si dice di sé agli altri come prima impronta, è un linguaggio immediato molto più arguto di ciò che normalmente si pensa. I vestiti, le scarpe, le borse costituiscono una parte consistente del carattere di una donna, ci raccontano qualcosa della sua storia, ma devono essere supportati dalla convinzione del sé: in altre parole io mi sento bella e te lo comunico, questo a prescindere dai miei difetti, anzi proprio attraverso di essi, non aspetto di essere definita “bella, attraente, interessante” mi autodefinisco.
Avrete presente quelle donne che camminano in centro con capi firmati dalla testa ai piedi. Il più delle volte capisco dal loro atteggiamento che stanno solo imitando una pallida idea di ciò che reputano sia fashion. Elenco: cintura, borsa, foulard e scarpe monomarca o peggio ancora, Louis Vuitton che si accosta a Burberry e a Prada: io di solito o sorrido, o le compatisco (Luigi Pirandello e la teoria del comico e del grottesco, rileggetevela è illuminante), mi sembrano tante caricature di fashion star neppure troppo fashion e poco star. Avere possibilità economiche quasi illimitate non fa sì che automaticamente si possiedano l’intelligenza, la cultura e il buon gusto per amministrarle. Se di contro vedo una donna con un pantalone vintage o degli occhiali da sole particolari, una camminata sicura, lo sguardo rivolto al mondo, allora vedo una donna che ha stile, che si ama e che ti comunica che non è perfetta certo, ma è bella, curata, si rispetta e sicuramente spinge gli altri a considerarla come lei in primis si considera. La cosa importante è aprire l’armadio al mattino e scegliere: i soliti jeans, un capo alla moda o qualcosa che dica al mondo chi sono? Credo abbiate capito…
La sicurezza non riguarda l’estetica, è un atteggiamento. Una donna sicura di sé che si ama, fa credere ciò che vuole a chi le gira intorno e sì non è facile perché noi tutte abbiamo le nostre insicurezze, ma se proprio non riusciamo a metterle in un angolo fingiamo di crederci sicure e amiamoci, pian piano, amandoci dentro e fuori ce la faremo. Curiamoci, viziamoci (tanto non la fanno gli altri per noi), per cui concediamoci la cura dei capelli, delle unghie, della pelle, usiamo un profumo di qualità che ci faccia star bene, insomma coccoliamoci. Indossiamo dei bei vestiti e riscopriamoci come sotto le luci della ribalta, funziona ve lo giuro!

Penso che le donne che possiedono un loro stile personale siano tutt’altro che donne frivole, le trovo intelligenti e intriganti. I vestiti raccontano una parte della nostra storia e modificano ciò che pensiamo di noi nel corso della giornata.  Miuccia Prada.