Parigi: palestra del Licée Carnet
si svolge la sfilata Givenchy.
Non non me l’aspettavo così, non
perché non mi piaccia Riccardo Tisci, anzi lo stilista italiano è fra i miei
preferiti, ma ci aveva abituato ad un’idea di moda sensuale e piuttosto dark,
sempre definita in black&white con i bianchi purissimi che incantavano,
però nulla di celestiale come ciò che ci presenta oggi. Niente decori e ricami,
ma purezza di linee e colori pastello dal celeste al nude, al nero passepartout. Le modelle volano su delicati
ed eterei sandali in plexiglass trasparente aleggiando su stupende bluse
azzurro cielo trattenute sulle spalle o ai fianchi da sottili barrette in
metallo.
“Sono tornato ai miei codici e a quelli della
maison - spiega Riccardo Tisci nel backstage - a me piace la grafica, il rigore
architettonico, l'estrema pulizia delle forme, mentre Hubert de Givenchy negli
anni Sessanta ha fatto stupendi modelli couture
ispirati dagli abiti delle monache”. In effetti di monacale gli abiti hanno il
retrogusto, le linee essenziali e austere che non seducono, ma vestono di stile
ed eleganza. Tisci come Guesquiere per Balenciaga e Consuelo Castiglioni per
Marni sembra stia lavorando ad un'immagine femminile che parte dalla tradizione
della couture e arriva all'evoluzione
delle donne di oggi.
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